La Storia: la Basilica di S. Pudenziana

 

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Fra Storia e Leggenda
Gli Studi Storici fino agli anni 2000
Le Pubblicazioni del 2003 e 2010

Recenti studi hanno retro-datato la fondazione dell'attuale Basilica di S. Pudenziana e del suo splendido mosaico absidale, dal IX sec., durante il Papato di Pasquale I, rispettivamente: la Basilica al IV sec. (380 ca) durante il papato di Damaso; e il mosaico, al 410-417, durante il papato di Innocenzo I, subito dopo "il sacco di Roma" ad opera di Alarico del 410.

Fra Storia e Leggenda

Per secoli si è ritenuto che questa fosse la più antica chiesa cristiana di Roma: la chiesa sarebbe stata costruita sulla domus del senatore Pudente, che si trova nove metri sotto la basilica. Pudente, con le sue due figlie Pudenziana e Prassede, sarebbe stato convertito dall'apostolo Pietro che avrebbe dimorato sette anni nell'abitazione dell'amico.

Sebbene, come vedremo, non esistono prove storiche che questa tradizione possa essere vera in toto, tuttavia gli studi più recenti hanno confermato l'esistenza di una domus del I-II secolo, quella legata al Titulus Pudentis della tradizione, che almeno in questo verrebbe così confermata (non confutata) e con essa la convinzione che Santa Pudenziana è la più antica chiesa cristiana di Roma.

Tornando alla tradizione tramandataci dagli Acta di Pudenziana e Prassede, sembra che il presbitero romano Pastore, al quale Novato, figlio di Pudente, aveva ceduto la chiesa sul punto di morire, abbia scritto a Timoteo, altro figlio di Pudente e noto discepolo di San Paolo, per chiedere l'approvazione delle disposizioni testamentarie del fratello.

Questa leggenda, nella quale sono presenti elementi storici, topografici e fantasiosi, conserva qualche fondamento di verità: in effetti che un Pudente sia vissuto in età apostolica (viene nominato nella II lettera di San Paolo apostolo a Timoteo), così come i pellegrini medievali ci hanno tramandato l'esistenza, nelle catacombe di Santa Priscilla, dei sepolcri di due martiri: Prassede e Pudenziana (le reliquie di quest'ultima vennero traslate nella basilica da Papa Pasquale I nel IX secolo).Ciò tuttavia non è sufficiente a provare che la chiesa sia stata dedicata a una "Santa Pudenziana"; è invece probabile che il titolo derivi dalla corruzione del nome della domus ecclesiae nota come Titulus Pudentis e risalente al 145 d.C.

Gli studi storici fino agli anni 2000

Le domus ecclesiae furono i primi luoghi di riunione e di culto dei cristiani; e i resti del Titulus Pudentis, una di esse, sono ancora presenti a circa 9 metri sotto il livello della chiesa attuale. Scendendo dalla Cappella Cateani si accede ad una serie di vani che costituiscono i resti dell'antica casa romana.

A lato della domus sono visibili le gallerie di sostruzione di un edificio termale che tradizionalmente si identificava con le Termae Novatii. Questo edificio sareebbe stato costruito in età adrianea, intorno al 135 d.C. quando il livello dell'originale Vicus Patricius fu elevato all'attuale piano della chiesa.

Secondo questa ipotesi, l'impianto termale comprendeva due sale, una rettangolarecircondata interamente da un ambulaco e una seconda, della medesima forma ma più piccola della precedente, che costituiva l'ingresso (attuale Cappella Caetani); i diversi ambienti erano coperti da volte in conglomerato cementizio.Sei arcate su pilastri sorreggevano i muri perimetrali della costruzione imperiale.

Agli estremi delimitavano lo spazio due esedre, una delle quali è ancora presente e costituisce l'abside della basilica. Di questa le murature originali sono leggibili dall'esterno, da via Cesare Balbo, mentre l'altra non rimane che la traccia sulle pareti interne della chiesa.

Della grande sala rettangolare, che costituisce il corpo centrale della basilica, sono ancora riconoscibili le finestre originali, ora murate, che permettevano alla luce di filtrare all'interno e illuminare le vasche di varie forme, i resti delle quali si trovano tuttora sotto il pavimento.

L'ambulacro che girava intorno alla sala termale è rimasto praticamente integro nel tratto ovest posto dietro l'abside, dove sono visibili le antiche murature, tratti di pavimentazione e la volta in conglomerato; i due androni laterali costituiscono ora le due navate minori. Del tratto orientale non rimane più alcuna traccia.

La trasformazione dell'edificio in luogo di culto sarebbe stata così segnata da diverse tappe; il primo ambiente ad essere stato adibito a tale fine fu l'aula rettangolare che costituiva l'ingresso alle terme e che corrisponde all'attuale Cappella Caetani; tale ambiente fu consacrato al culto Cristiano da Papa Pio I (140-155) e denominato "oratorio di San Pastore". Secondo alcuni studiosi questo fu il luogo di culto degli scismatici Novaziani (Novaziano fu antipapa nel 251). Fu Papa Siricio (384-399) a riconsacrare e decidare a S. Pietro l'oratorio, nel quale, secondo alcuni documenti vi era un mosaico in cui compariva la figura dell'Aposto come pastore tra due pecore (da cui probabilmente deriva il nome primitivo dell'oratorio).

Sotto questo mosaico l'iscrizione "MAXIMUS FECIT CUM SUIS" testimoniava una serie di lavori fatti eseguire dai presbiteri Massimo, Leopardo ed Illicio, tra il pontificato di Papa Siricio e quello di Innocenzo I (401-417).

Le pubblicazioni del 2003 e del 2010

Lo Studio della Professoressa Claudia Angelelli

Nell'anno 2010, per i tipi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, la professoressa Claudia Angelelli, ora all'Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, ha pubblicato una monumentale e documentatissima opera, dal titolo La Basilica Titolare di S. Pudenziana. Nuove Ricerche, che fa con grande competenza e appropriatezza il punto su quanto ad oggi storicamente accertabile riguardo la storia della Basilica di Santa Pudenziana. Anche se "ciò che è accertabile" non coincide sempre con "ciò che è veramente avvenuto"

Infatti, con molta acutezza epistemologica, proprio all'inizio del volume, nella sua dedica, la professoressa ha tenuto a distinguere fra certezza (= ciò che è documentabile) e verità storica (= ciò che è davvero avvenuto).

Le "prove", infatti, in qualsiasi disciplina scientifica (prove documentali nelle discipline storiche) possono con qualche certezza falsificare precedenti ipotesi sulla verità dell'oggetto di studio (nel nostro caso, la verità dell'accadimento di determinati fatti storici), ma mai verificare con assoluta certezza (è sempre possibile che nuove prove confutino precedenti acquisizioni) l'accadimento di altri, che resteranno così solo più o meno verosimili. Di qui l'arguta citazione di Oscar Wilde - "le cose di cui siamo assolutamente certi non sono mai vere" - posta dalla professoressa Angelelli nel frontespizio della sua immane raccolta documentale. Solo la fede basata su una rivelazione divina può far sì che qualcosa di cui si è assolutamente certi possa anche essere vero, ma con ciò siamo fuori del campo della ragione scientifica...

Che cosa, dunque, la sintesi operata dalla Angelelli di tutto quanto è stato studiato in precedenza con le nuove acquisizioni da lei raccolte, falsifica della presunta verità storica sulla Basilica di S. Pudenziana, e cosa invece rende più verosimile di questa stessa verità? Vediamone le tre principali:

  1. La principale nuova acquisizione è quella che retrodaterebbe l'erezione papale del Titulus Pudentianae non ai tempi di Pasquale I nel IX sec., ma addirittura ai tempi di Papa Siricio, se non ai tempi di Papa Damaso, alla fine del IV sec. (380 ca), in diretta relazione con il Titulus Pudentis, visto che non sussisterebbe più l'ipotesi di legare il nome di "Santa Pudenziana" alla traslazione delle reliquie della santa avvenuta sotto Pasquale I nel IX secolo, come prima si pensava. Il che farebbe della Basilica di S. Pudenziana una chiesa di epoca costantiniana, comunque paleo-cristiana.
  2. La principale confutazione è quella dell'ipotesi che lega la Basilica, alle Terme di Novato che invece andrebbero collocate non molto lontano dalla sede dell'antico Titulus Praxedis, comunque non dove la tradizione le collocava, identificando addirittura la struttura delle Terme di Novato con quella dell'antica Basilica di S. Pudenziana.
  3. Un terzo fondamentale risultato è insieme una confutazione e una verifica. Una confutazione praticamente definitva dell'ipotesi da tutti ritenuta leggendaria che farebbe del Timoteo di Paolo, e di Pudenziana e Prassede, insieme con il Novato delle terme, quattro figli di Pudente. La verifica riguarderebbe invece l'antichità del Titulus Pudentis 145 d.C.), legato all'antica Domus Ecclesiae di Pudente (I-II sec.), proprio per giustificare la retrodatazione al IV sec. del nome di Titulus Pudentianae come corruzione dell'antico nome del Titulus Pudentis.

Queste retrodatazioni sono basate su un attento studio di lapidi ed epigrafi, alcune conservate, altre di cui sono rimaste testimonianze storiche attendibili che attestano l'esistenza di una Ecclesia Pudentianae fin dal 384 proprio come si dice nel testo del libro tenuto in mano dal Cristo del Mosaico dell'abside. Un testo dove si definisce Cristo stesso come Dominus Conservator Ecclesiae Pudentianae, "Il Signore, Custode della Chiesa Pudenziana", che evidentemente già esisteva con quel titolo prima del 410-417, data della costruzione del mosaico.

Lo Studio del Dottor Vitaliano Tiberia

E così veniamo all'altra publicazione, citata dalla medesima Angelelli, che ha cambiato il modo di interpretare la storia di S. Pudenziana, visto che ha retro-datato il mosaico, di nuovo dall'età di Papa Pasquale I, al tempo della traslazione delle spoglie (IX sec., come quello della Chiesa di S. Prassede) al Papa Innocenzo I e dunque ad un'età di costruzione del mosaico compresa fra il 410 e il 417. Si tratta dell'opera Il Mosaico di S. Pudenziana. Il restauro,pubblicata nel 2003 dal Dott. Vitaliano Tiberia, Presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, al termine del restauro conservativo del mosaico da lui stesso diretto, per conto della Soprintendenza al Polo Museale di Roma.

La conclusione del Dott. Tiberia circa la datazione del Mosaico e dunque della Basilica, fatta propria in seguito dallo studio della Professoressa Angelelli, che la conferma con ulteriori prove documentali, fa dunque di S. Pudenziana una delle più antiche chiese paleocristiane - se non la più antica in assoluto, se la leghiamo al Titulus Pudentis del 145 -, sicuramente la più ricca di contenuti e testimonianze.

Nel Mosaico, infatti, si fa esplicito e chiarissimo riferimento al Cristo seduto sul trono imperiale di Costantino, e dunque nuovo Imperator Orbis Terrarum, nuovo "Imperatore del Mondo", ma non in quanto Imperatore di Roma, ma della universale Città di Dio, la Chiesa, circondato dagli Apostoli vestiti da senatori e dunque Nuovo Senato di questa Città.

D'altra parte il riferimento così esplicitato all'opera La Città di Dio di S. Agostino è, secondo il Tiberia, tutt'altro che casuale. Essa infatti fu composta dal Vescovo di Ippona a commento teologico dell'evento epocale del Sacco di Roma ad opera di Alarico, avvenuto nel 410, che segnava l'inizio della caduta dell'Impero di Roma ("la Città dell'Uomo"), di fatto avvenuta nel 476. Se l'impero mondiale di Roma, la Città dell'Uomo cadeva, la nascente Città di Dio che ha in Cristo il nuovo Imperator Orbis Terrarum - quello che sarà il Pantocratore "Il Signore dell'Universo" dei susseguenti mosaici bizantini - ne prende il posto con confini illimitati nello spazio e nel tempo

Ebbene, l'ipotesi di Tiberia, suffragata dalle ulteriori scoperte della Angelelli, è che durante il papato di Innocenzo I (402-417) il mosaico fu commssionato proprio come divulgazione al popolo del contenuto dell'opera "La Città di Dio" di S.Agostino ed a consolazione dei cristiani romani, sconvolti dall'evento del "sacco di Roma" ad opera di Alarico. Una sorta di "11 Settembre" dell'impero romano, ma ben più tragico, visto che nel 476 ci sarà la caduta dell'Impero Romano d'Occidente.

A parte il trono di Costantino su cui Cristo è seduto, circondato dal nuovo Senato, costituito dagli Apostoli, il titolo imperiale di Conservator attribuito a Cristo in riferimento all'Ecclesia Pudentianae è, infatti, un titolo attribuito agli imperatori, quando salvavano una determinata costruzione da eventi catastrofici naturali o vandalici.

Nella fattispecie, si fa riferimento al fatto che la fede dei cristiani di allora, con in testa il Papa, vedeva come risultato di un intervento di Cristo il fatto che Alarico, nella sua incursione in Roma, non solo non distrusse S. Pudenziana, ma addirittura secondo una leggenda, restituì ad una non definita chiesa - che dunque proprio S. Pudenziana potrebbe essere - alcune suppellettili sacre, rubate dai suoi soldati, e che venivano fatte risalire al tempo nel quale l'Apostolo Pietro dimorò in quei luoghi.

Come si vede l'intreccio fra storia e leggenda è forte, ma sembra prevalere la storia sulla leggenda, almeno per quanto riguarda l'evento più importante. Il fatto che S. Pudenziana conservi la memoria della presenza degli Apostoli Pietro e Paolo in Roma...

 

 

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Alcune immagini in cui è riassunta la storia di Santa Pudenziana.
Clicca sull'immagine sottostante.

Acquarello di S. Pudenziana (XIX s.) Immagini della storia di S. Pudenziana

  • Spaccato Assonometrico
    Diversi livelli di costruzione della Basilica: 1) Livello attuale; 2) Titulus Pudentis; 3) Gallerie sotto la Sala Termale; 4) Vasche Sala Termale; 5) Cortile Laterale e resti pavimenti mosaicati
  • Resti del Titulus Pudentis
    Resti della Domus Ecclesiae (Chiesa Domestica) di Pudente (Titulus Pudentis) risalenti al II secolo d.C. (vedi testo a fianco)
  • Pavimento a mosaico della Domus
    Pavimento a mosaico della casa di Pudente (I sec.), trasformata in una delle prime Domus Ecclesiae (Chiese Domestiche) della cristianità sotto il Papato di Pio I (Titulus Pudentis: 145 d.C.), quando la costruzione fu sopraelevata rispetto all'antica domus.
  • Tubatura delle Terme
    Resto della tubatura per portare l'acqua all'impianto termale posto al livello dell'attuale basilica, soprelevandolo rispetto all'antica domus (II sec. d.C.)
  • Pavimento della Sala Termale (II sec.)
    Resti di pavimento mosaicato della sala termale di epoca adrianea (circa 139 d.C.) che però non sono identificabili con le Terme di Novato, secondo gli studi più recenti e accreditati.
  • Cristo del Mosaico di S. Pudenziana (V sec.)
    Christus Imperator Orbis Terrae. Particolare del Mosaico Absidale di S. Pudenziana, commissionato da Papa Innocenzo I (410-417 ca.) dopo che fu creato il Titulus Pudentianae durante il Papato di Damaso (380 ca.).
  • Particolare del Mosaico
    Particolare del libro nelle mani del Cristo del mosaico absidale, dove risalta il titolo di "Conservator Ecclesiae Pudentianae" ("Protettore della Chiesa Pudenziana), in riferimento alla preservazione della Chiesa di S. Pudenziana durante il sacco di Roma di Alarico (410), chiesa costruita, evidentemente, alcuni anni prima (384).
  • Affresco di S. Pietro con le Ss. Prassede e Pudenziana
    Affresco di S. Pietro con le Ss. Prassede (sinistra) e Pudenziana (destra), visibile negli scavi, su una parete a livello dell'attuale basilica e risalente al IX secolo.
  • Consegna delle Chiavi a Pietro
    Consegna delle Chiavi a Pietro. Gruppo marmoreo di G. B. della Porta (1542-1597), posta nella Cappella di S. Pietro, costruita nel 1595 per ricordare l'ospitalità a S. Pietro nella casa di Pudente. Recenti studi dimostrano che essa è costruita in verticale sulla antica Domus di Pudente degli scavi.
  • Acquarello della Basilica (XIX sec.)
    Acquarello della Basilica di S. Pudenziana come appariva nel XIX secolo ai fedeli romani. Opera di Achille Pinelli (1833)