La Basilica: il Mosaico Absidale di S. Pudenziana

 

Il Mosaico di S. Pudenziana

Una visione d'insieme del Mosaico

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Il Mosaico nella Basilica
Storia del Mosaico
La Città di Dio
La Signoria di Cristo
Il Mosaico di S. Pudenziana, i Mosaici Bizantini e l'Apocalisse
Altri Simboli del Mosaico
Il Messaggio del Mosaico



Il Mosaico nella Basilica

  • Come sappiamo, la Chiesa di Santa Pudenziana è una delle più antiche chiese di Roma. Abbiamo documenti, infatti, che i discendenti del Senatore Pudènte, nel 154, hanno donato al Papa Pio I la casa di Pudente, dato che vi soggiornarono, gli Apostoli Pietro e Paolo. Secondo la tradizione, Pudènte era un senatore romano convertito alla fede cristiana dagli Apostoli Pietro e Paolo. I suoi saluti sono riportati nella Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo (4,21 ), confermando così la sua stretta relazione con gli Apostoli: " …Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli, il Signore Gesù sia con il tuo spirito, grazia sia con tutti voi". 
  • La Domus Pudentiana ("la Casa del Pudènte") divenne così una Domus Ecclesia ("Chiesa domestica"): la Ecclesia Pudentiana ( "la Chiesa di Pudènte" ). Di questa casa abbiamo alcuni resti negli scavi sotto le fondamenta della chiesa attuale, purtroppo non attualmente visitabili.   
  • La struttura attuale della chiesa, tuttavia, risale al IV secolo. Prima dei restauri del XVI sec. essa era originariamente divisa in tre navate, come la gemella chiesa di S. Prassede. Il restauro del XVI sec. ha invece trasformato le due originarie navate laterali di S. Pudenziana, in una serie di cappelle, ha elevato una cupola a base ellittica e non circolare sopra l'altare, e ha rinforzato con pilastri in muratura le colonne romane di marmo dell’antica struttura, in modo da sostenere il peso del nuovo tetto a volte, che sostituiva il vecchio tetto a capriate.
  • In questo modo la Chiesa ha preso l'attuale stile barocco, anche se, per fortuna, il mosaico è stato salvato. Il rifacimento barocco della zona dell'altare, per sostenere la nuova cupola, ha tagliato via soltanto le ultime due figure più in basso degli apostoli nel Mosaico, che sono infatti dieci e non dodici .

Storia del Mosaico

  • Il Mosaico absidale nella basilica di S. Pudenziana è così rimasto intatto nella sua bellezza e nel suo significato storico ed insieme teologico, fra l’altro oggi attualissimo, che ne fanno un’opera unica al mondo. Esso è infatti il più antico mosaico absidale nella Chiesa, visto che i recenti studi legati al restauro del 2000, lo datano indubitabilmente fra il 410 e il 417, e non al VIII-IX secolo come invece si dice ancora in alcune vecchie guide.
  • Esso fu infatti eseguito durante il pontificato di Papa Innocenzo I, immediatamente dopo lo scioccante evento del cosiddetto "sacco di Roma" da parte dei barbari di Alarico. Un evento che per la sua rilevanza ha cambiato la storia, tanto da poter essere definito una sorta di “11 settembre” dell’Impero Romano, visto che per la prima volta molti edifici di Roma furono distrutti dai suoi nemici, prima della fine definitiva dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C., solo sessant’anni dopo il nostro mosaico. 
  • Dalla distruzione di Alarico S. Pudenziana, a differenza di altre chiese costantiniane fu preservata. E questo dette il motivo immediato della creazione del Mosaico stesso, come è attestato nel libro tenuto in mano dal Cristo, dove è scritto: Dominus Servator Ecclesiae Pudentianae. "Il Signore che ha salvato la chiesa di Pudente (Pudenziana)".

La Città di Dio

  • Mediante l’opera di questo mosaico, il Papa Innocenzo I ha voluto infatti sostenere la fede dei cristiani di Roma, in quei momenti difficilissimi, celebrando la signoria di Gesù Cristo, in due modi:
  1. Mostrando la Chiesa come la nuova "Città di Dio" in mezzo agli uomini che sostituiva l'ormai finita Roma, la "città degli uomini";
  2. Presentando ai Cristiani la tesi Cristologica di Cristo "vero Dio e vero uomo", appema definita nei due Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381).
  • Cominciamo dalla prima tesi che costituisce il motivo ispiratore fondamentale del Mosaico di S. Pudenziana.
  • Come si sa, la nozione della Chiesa come "Città di Dio", costituisce la tesi principale dell'omonimo, famoso libro di S. Agostino, intitolato, appunto, "La Città di Dio", scritto durante quegli stessi anni terribili.
  • La tesi di Agostino era, infatti, che, se "La Città degli uomini" - Roma - stava per essere distrutta, secondo la sconvolgente profezia dell'Apocalisse  ai cap. 17 e 18, "La Città di Dio" - la Chiesa - si sostituisce ad essa, trasferendo nella nuova era post-Romana il meglio di quella civilizzazione, in una nuova prospettiva universale.
  • L'immagine della città di Dio è resa nel mosaico attraverso l'immagine del Cristo glorioso seduto sul trono di Costantino e circondato dagli Apostoli, vestiti da senatori romani.
  • D'altra parte, nel libro di Agostino, attraverso la tesi della Città di Dio che sostituisce Roma, la città degli uomini, è contenuto il nucleo di ciò che oggi definiamo come le  "radici cristiane" della moderna civiltà occidentale, compresa l'Europa. Ossia, l’affermazione della pari dignità di tutti gli esseri umani, perché "persone" fatte ad immagine di Dio. 
  • “Nella città degli uomini”, nella civiltà greco-romana, infatti, solo i Greci e i Romani erano “persone” e dunque cittadini con pieni diritti – e non i cosiddetti “Barbari", ovvero gli uomini appartenenti ad altre culture e razze.
  • "Nella città di Dio", al contrario, tutti gli uomini, di qualsiasi razza, sesso, cultura e religione, sono "persone", ognuna con la medesima dignità, gli stessi diritti e doveri, e lo stesso assoluto irriducibile valore, in quanto ogni individuo umano è una "persona", ad immagine delle Persone Divine. 

La Signoria di Cristo

  • In secondo luogo, il Papa Innocenzo I ha voluto sostenere la fede dei cristiani di Roma, illustrando in questo mosaico la tesi principale, cristologica, dei due Concili Ecumenici di Nicea (325) e di Costantinopoli (381), celebrati solo poche decine di anni prima, concili nei quali  il nostro Credo cristiano (effettivamente, il "Simbolo Niceno-Costantinopolitano") è stato definito, promulgato e conservato fino ad oggi.
  • Centro di tutta la fede cristiana, come definita nei due Concili, è dunque la dottrina cristologica della Figliolanza divina di Cristo, una Persona, quella del Verbo, in due Nature, l’umana e la divina, ricordate nel mosaico mediante la figura del Cristo benedicente con due dita, come poi sarà rappresentato nella tradizione iconografica successiva.

Il Mosaico di S. Pudenziana, i Mosaici Bizantini e l'Apocalisse

  • In questo modo, il mosaico di Santa Pudenziana mosaico è diventato il "modello" di tutti i mosaici bizantini dell'VIII-IX secolo che rappresentano Cristo come il "Pantocrator" ("Signore dell'Universo" ), in cui abbiamo sempre Cristo rappresentato come un Signore benedicente, circondato dai santi, e con la presenza dei quattro Esseri Viventi dell'Apocalisse - successivamente interpretati come simboleggianti i quattro Evangelisti (leone), Matteo (angelo), Luca (toro), Giovanni (aquila).
  • Infatti, il Papa Innocenzo I, che ha commissionato il mosaico, è stato anche il Papa che ha inserito nel 405 il Libro dell’Apocalisse nel canone dei libri ispirati del Nuovo Testamento.
  • L’Apocalisse era un libro, scritto dall'apostolo Giovanni e dai suoi discepoli, alla fine del primo secolo (circa 100 d.C. ), cioè nel periodo del massimo splendore imperiale di Roma che, fra l’altro, aveva appena distrutto Gerusalemme e il suo Tempio, come predetto da Gesù, ma che conteneva la profezia della distruzione di Roma e del suo impero. Una cosa davvero molto difficile da credere ai tempi di Giovanni, ma che ora, nel Quinto secolo stava avvenendo sotto gli occhi impauriti dei cristiani e del mondo intero. L'incredibile stava avvenendo, proprio come l’Apocalisse l’aveva predetto!

 Altri Simboli del Mosaico

  • In breve, il mosaico di S. Pudenziana, oltre a simboli “imperiali” riletti cristianamente, come quelli già ricordati del trono di Costantino su cui è seduto Cristo e degli Apostoli vestiti da senatori romani, contiene  in una sintesi creativa di grande effetto scenico e di profondo significato teologico, anche una quantità di simboli apocalittici. Ricordiamo qui i principali:
  1. La collina dietro a Cristo rappresenta così il Calvario, su cui Costantino pose una preziosa croce d'oro, rappresentata per la prima volta in questo mosaico, e di cui una copia può essere ammirata anche nel successivo mosaico bizantino della Chiesa Sant'Apollinare a Ravenna (Italia).
  2. Se la collina è il Calvario, allora, la città dietro a Cristo è una rappresentazione di Gerusalemme, ricostruita da Costantino, dopo la sua prima distruzione dai Romani nel 70. Ma siccome i tetti della città sono di oro zecchino, essa è una rappresentazione anche della "Gerusalemme celeste", la Chiesa, della visione finale dell’Apocalisse (21,2 ). D’altra parte, anche la Gerusalemme costantiniana verrà poi distrutta, stavolta dai Mussulmani al tempo delle Crociate, mentre la Chiesa, la “Gerusalemme Celeste”, la “Città di Dio”, sopravviverà anche agli errori e ai peccati dei suoi membri, e non solo a quelli dei tempi delle crociate… Come si vede il nostro Mosaico ha ancora tanto da dire alla fede dei Cristiani di Roma e del mondo, anche oggi. 
  3. Le due donne che incoronano Pietro (a destra per chi gaurda) e Paolo (a sinistra) non sono una rappresentazione delle due sante Pudenziana e Prassede, come la pietà popolare in seguito le interpreterà. Esse sono, di nuovo, una versione cristiana dei simboli imperiali delle Vittorie che incoronano con corone d’alloro i generali romani al ritorno da campagne vittoriose, simboli che i cristiani di allora conoscevano bene. Nel nostro caso, le donne rappresentano, rispettivamente, la "Chiesa di ebrei" e la "Chiesa dei pagani", oggetto della vittoriose missioni apostoliche di Pietro e Paolo. Essi sono infatti nell’Apocalisse (11,1ss.) i "due testimoni" di Cristo, uccisi "sulla piazza della grande città (Roma) ", ma "risorti", come Lui e partecipi della sua vittoria finale sul male e sulla morte.
  4. Infine, il più efficace e forse il più attuale simbolo  ecclesiologico e cristologico: il mosaico stesso. Infatti, uno dei tre più importanti teologi dei concili di Nicea e Costantinopoli, Gregorio di Nissa, aveva allora appena commentato la dottrina paolina della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, che rappresenta “dal vivo” il Cristo Risorto vivente e operante nella storia, proprio mediante l’immagine del mosaico. I cristiani nella Chiesa, per Gregorio, sono come le tessere di un mosaico che rappresenta “dal vivo” il Signore Risorto operante nella storia. Un’immagine questa che uno dei più grandi teologi del Concilio Vaticano II, il padre Henri de Lubac ha fatto propria nel suo famoso libro “Cattolicismo”. Un’immagine che, come ricorda De Lubac, la Tradizione Bizantina ha assunto da Gregorio e che spiega perché essa scelse la tecnica del mosaico e non dell’affresco per rappresentare il Cristo Pantocratore nelle absidi delle sue splendide chiese, ma che, di nuovo, trova nel misterioso, ma dotto autore del mosaico di S. Pudenziana, un geniale precursore.

Il Messaggio del Mosaico

  • Da tutto questo, il messaggio fondamentale che il Mosaico di S. Pudenziana affida ai cristiani di Roma e del mondo in questo Anno della Fede. Come ogni tessera ha un suo umile, ma ESSENZIALE posto in un mosaico, così per ogni Cristiano nella Chiesa.
  • Ciascuno ha il suo ruolo e vocazione nella Chiesa e nella sua comune missione di rappresentare Cristo agli uomini di ogni tempo come sempre vivo, amante e vittorioso. NESSUNO PUO’ SOSTITUIRMI SENZA DANNEGGIARE LA BELLEZZA E L’AUTENTICITA’ DELLA PRESENZA DI CRISTO NELLA STORIA. Sono umilmente, ma consapevolmente essenziale a Cristo e alla Chiesa!